Cascata delle Marmore
La creazione della Cascata risale al 271 a.C., è una formidabile opera d'ingegneria romana che servì a favorire il deflusso delle acque del Velino, responsabili di frequenti e disastrose inondazioni e della trasformazione di vaste estensioni di terra in malsane paludi. In epoche successive e fino al Rinascimento, vennero compiuti ulteriori lavori di perfezionamento fino all’assetto attuale.
A partire dal XV sec. e fino a tutto il XVIII sec. molti furono gli interventi effettuati dai più famosi architetti dell’epoca tra cui Fioravante Fioravanti nel 1417-22, Antonio da Sangallo il Giovane nel 1545, Giovanni Fontana nel 1598-1601 e Andrea Vici nel 1787-1793.
Tappa del Grand Tour tra XVII e il XIX secolo, fu visitata, descritta e riprodotta dai più grandi artisti dell'epoca. Dalla fine del XIX secolo è stata usata a scopo energetico per alimentare diverse centrali idroelettriche e dagli anni 30 è parte del grande sistema idroelettrico della Centrale di Galleto.
L'area della Cascata è formata da depositi di travertino, roccia per natura friabile e non compatta che, con l’intensa circolazione delle acque, ha permesso il formarsi di cavità, grotte e forme "carsiche".
Le cavità principali, sia per interesse speleologico, sia per bellezza e suggestività degli ambienti, sono racchiuse in tre distinti complessi: il primo, costituito dalla Grotta della Morta e dalla Grotta delle Diaclasi, ha uno sviluppo planimetrico di 287 m. e da una profondità massima di 23 m.; il secondo, costituito dalla Grotta delle Colonne, sviluppatasi in due diaclasi principali, che frane successive hanno diviso in ambienti non comunicabili; infine, con uno sviluppo di oltre 190 m., la Grotta della Condotta, in parte franosa e attraversata da una vecchia condotta.
La vegetazione lungo tutto il corso delle acque è lussureggiante e rigogliosa.
Il territorio della Cascata presenta grandi esemplari di Salici, Ontani e Lecci. Il Pino d'Aleppo è spesso abbarbicato alle emergenze calcaree dei versanti, mentre le colline sono coperte da lecci, querce, aceri e faggi.
Una visita al Giardino Botanico situato all'interno del Parco Regionale Fluviale del Nera (2460 ettari) permette di ammirare le diverse specie vegetali che popolano l'area.
Si registra la presenza di una ricca fauna acquatica. I boschi sono popolati da molte specie di uccelli, tra cui si annovera la rondine montana e il codirosso. Tra i rapaci hanno un posto di primo piano il biancone e il gheppio.