Papigno
La sua posizione gli assicurava il controllo di due importanti vie, strategiche per la viabilità dell’epoca, la Valnerina e la via Curia; quest’ultima conduceva a Rieti, collegando la Valnerina a Marmore e Piediluco.
Il Castello fu acquistato dal Comune di Terni dalla famiglia degli Arroni nel 1225, e da quella data Papigno, pur dipendendo da Terni, poté usufruire di una sorta di decentramento amministrativo e giudiziario attraverso l’elezione del podestà e del notaio. Il borgo ha mantenuto il suo impianto originario, mentre del sistema difensivo, comprendente anche la rocca, rimangono soltanto poche tracce. Del periodo medievale è anche la primitiva chiesa di Santa Maria, a cui fa riferimento un documento del 1276. La chiesa, oggi intitolata ai Santi Maria Annunziata e Brizio, venne ampliata più volte nei secoli successivi, a cominciare dalla fine del 1400 e infine ricostruita negli ultimi anni del ‘700. Tra le opere pittoriche che vi sono conservate si ammira la “Madonna del Rosario” di Ascensidonio Spacca (1608). L’aspetto odierno del borgo è contraddistinto dagli edifici sorti nell’800, alcuni dei quali appartennero a famiglie benestanti, così come è di quel periodo è il Palazzo del Municipio.
Papigno infatti è una delle Antiche Municipalità del territorio di Terni; rimase Municipio autonomo fino al 1927, quando venne aggregato al Comune di Terni. Oggi Papigno è un caratteristico centro, di rilevante valore storico e parte di un contesto che racchiude bellezze naturali, paesaggistiche e innumerevoli testimonianze archeologiche, come il Ponte del Toro.
Quasi “immerso” tra la vegetazione di una porzione di bosco intorno all’abitato di Papigno, il ponte risale all’epoca romana, I secolo a.C.- I secolo d.C. Il manufatto (il cui nome ricalca quello della località in cui si trova, vocabolo Toro) era parte di un sistema di drenaggio delle acque dal pianoro di Marmore connesso all’opera della Cascata delle Marmore. Oltre che per la presenza di questo “reperto”, il luogo, al limitare di boschi secolari, affascina per la bellezza della natura circostante, tanto che fu una delle mete preferite dei Plenaristi, quei pittori europei che, tra la fine del ‘700 e il secolo successivo, dipinsero dal vivo (en plein air) i paesaggi più suggestivi del territorio di Terni. Uno dei più celebri di questi artisti è Jean Baptiste Camille Corot.