Nato sulla città e rapportato alla città
C’è chi le definisce “Le note musicali” chi, invece, vuole che esse non siano altro che la trasposizione in chiave contemporanea di motivi ispirati dalle forme del Barocco Romano. Sono comunque il frutto della mente artistica di Eliseo Mattiacci.
Le opere risalgono al 1986 e per un lungo periodo sono state utilizzate come elemento di arredo urbano in via Petroni, una traversa di corso Tacito, in pieno centro storico di Terni. Si tratta, nel suo insieme, di un’opera tipica di Eliseo Mattiacci che ha sempre evitato di conferire un forte segno di monumentalità alle sue sculture. Per ottenere questo scopo egli ha sempre evitato di porre le proprie opere su di un basamento. Ed in effetti le sei “note musicali” sono adagiate in orizzontale sul terreno. La particolarità, semmai, può essere individuata nel materiale usato. Eliseo Mattiacci ha infatti sperimentato i più diversi materiali, ma in ogni caso si è trattato di metalli o vetro. Nel caso di Terni invece è ricorso al cemento.
La collocazione attuale presso i giardini pubblici appare più felice rispetto a quella originaria che era una via del centro cittadino. In uno spazio verde utilizzato per il footing o semplicemente per trascorrere un’ora tranquilla, quelle strutture flessuose e arricciate alle estremità, assumono una intrinseca bellezza producendo l’effetto di una valorizzazione estetica vicendevole tra il verde dell’ampio prato e la colorazione tipica della struttura di cemento. Le sculture di Mattiacci entrano, così, nel quotidiano e nell’abitudine di chi frequenta i giardini di via Giannelli, fino ad essere considerate una naturale componente dell’intero parco usata dai frequentatori con la massima disinvoltura e senza inibizioni. Opere d’arte che vengono così vissute e fatte proprie dalla cittadinanza.
Poco lontano da esse è possibile scorgere altre strutture di cemento, queste non sono però opere d’arte. Si tratta dell’ingresso ad un rifugio antiaereo che era stato realizzato in quella parte della città, a ridosso della cinta delle mura medievali. Alla fine della seconda guerra mondiale la digressione del terreno era stata colmata con le macerie delle case del centro crollate a causa delle esplosioni degli ordigni sganciati dalle “fortezze volanti”. Solo qualche decennio dopo il terrapieno realizzato con quelle macerie fu rimosso e l’accesso al rifugio antiaereo ritornò alla luce. L’amministrazione comunale ternana decise allora di procedere ad una ristrutturazione per lasciare bene in vista un segno della memoria e nello stesso un monito a sostegno della pace.