Torre Barbarasa
La famiglia Barbarasa fu una delle famiglie di primo piano a Terni nei secolo XV e XVI, ed annoverò tra i propri componenti numerosi priori, consiglieri generali e banderari, in sintesi amministratori cittadini, oltre ad un canonico della Cattedrale, Giulio Barbarasa. Famiglia potente, quindi, soprattutto economicamente tanto che la casa-torre da loro edificata (anche se le prime strutture della costruzione sono fatte risalire al XIII secolo) voleva essere un segno della loro potenza. La torre, ritenuta una costruzione a difesa della città, sicuramente era a “guardia” dei possedimenti dei Barbarasa, confinanti degli Spada.
Nella storia cittadina la torre Barbarasa è ricordata soprattutto per un episodio legato all’epidemia di peste che colpì anche Terni sul finire del XVII secolo. Alla notizia del diffondersi dell’epidemia nell’Italia del centro-sud, il consiglio cittadino decise di mettere soldati alle porte cittadine ad impedire l’ingresso di forestieri.
Nel frattempo in Duomo e San Valentino si susseguivano le funzioni religiose. Fu aperto un lazzaretto al convento delle Grazie, fuori città allora, per ospitarvi coloro che provenivano dalla zone sospette. Furono chiuse le osterie e gli altri luoghi di ritrovo; per vagabondi ed accattoni fu posto il divieto di girovagare. Fu anche ricostruito un tratto delle mura cittadine, nei pressi di porta Romana, che era crollato a causa dell’incuria.
Ma le misure preventive non bastarono. I primi casi di peste furono registrati all’inizio dell’estate del 1656 nel quartiere del Duomo. Un anno dopo, nel Giugno del 1657, il vescovo, Sebastiano Gentili, visto che la situazione era ancora grave, organizzò una grande processione per le strade cittadine ed a conclusione salì sulla torre Barbarasa, l’edificio più alto di Terni, portando con sé la reliquia del Preziosissimo sangue. Da lì invoco protezione divina e benedisse la città. Ricorda tutto ciò una lapide posta a mezza altezza sulla torre, ad iniziativa del proprietario del tempo, Felix Barbarasa.
La torre è tuttora abitata.