Palazzo Manassei
Il Palazzo sarebbe sorto, infatti, accorpando alcune antiche costruzioni preesistenti che sarebbero state di proprietà dei Tacito, lo storico Cornelio ed i suoi discendenti Appio Claudio e Annio Floriano, questi ultimi entrambi imperatori romani.
Una “voce” nata dal fatto che, nel compiere i lavori in quella parte della città, vennero alla luce vestigia di epoca romana di particolare pregio: numerose pietre tiberine, pietre che si usavano per decorazione e abbellimento, grandi arcate e, insieme a tutto ciò, una statua di cui mancava la testa, che rappresentava un uomo togato che – si immaginò – avrebbe potuto essere Cornelio Tacito.
Quelle case, comunque, furono acquisite da una delle famiglie di più antica nobiltà ternana, e negli anni successivi al 1420, su iniziativa di Cipriano Manassei, fu costruito il palazzo. Lavori che durarono per decine di anni e furono conclusi da Stefano Manassei, in quello stesso periodo podestà di Firenze,
La famiglia Manassei, originaria della Francia, si trasferì in Italia prima dell’anno Mille. Annovera, tra i suoi antenati, podestà di Firenze, Orvieto, Todi; quel Barnaba Manassei fondatore dei Monti di Pietà; capitani del popolo (ancora a Firenze) finché sotto papa Alessandro VII, divenuti membri della nobiltà romana, i Manassei ottennero i diritti feudali e di vassallaggio su Collestatte e Torre Orsina. Primo feudatario fu Antonio Manassei, che a Terni aveva sposato Anna Maria Mazzancolli, appartenente ad una nobile e facoltosa famiglia.
I signori di Collestatte e Torre Orsina, non restarono confinati nei due piccoli centri della Valnerina ternana. E proprio a Terni costruirono, quasi subito (nel 1500) il palazzo.
Dall’inglobamento delle abitazioni preesistenti nacque una facciata dalla forma irregolare che fu comunque resa più omogenea nel XVII secolo quando il palazzo fu sottoposto ad una radicale ristrutturazione. In questo periodo si procedette anche ad interventi interni e a vari abbellimenti.
La famiglia Manassei vendette il palazzo a privati che lo utilizzarono come “capitale” attraverso la locazione (è stato sede di istituti scolastici per diversi decenni oltreché della Pinacoteca comunale e della scuola musicale “Briccialdi”) salvo rientrarne in pieno possesso in questi ultimi anni e destinandolo, dopo un’ulteriore opera di restauro, ad abitazione privata.