Teatro Verdi

Il teatro, intitolato a Giuseppe Verdi, è oggi di nuovo in attesa del completamento di lavori di restauro e adattamento a nuove regole ed esigenze.

Il Teatro Comunale, “architettato - scriveva lo storico Luigi Lanzi in una guida della città nel 1899 – dal Cavalier Luigi Poletti nel 1840, immaginato quando la città non contava che diecimila abitanti, è reso ormai angusto per una popolazione maggiore per oltre tre volte”. 

Proprio nel 1840, infatti, fu posata la prima pietra del teatro comunale ternano, “alla presenza del prestigioso Architetto Pontificio del Sacri Palazzi Apostolici, Luigi Poletti”, il cui progetto fu preferito dal Comune a quello di Luigi Santini, perugino. I lavori furono completati in otto anni, e così nell’agosto del 1849, si procedette all’inaugurazione con la rappresentazione del melodramma “Saffo”. Non si chiamava ancora teatro Verdi, ovviamente, dato che il musicista era ancora vivo e vegeto e nel pieno della propria attività. Il nuovo teatro nasceva su fondamenta ben più antiche, quelle del Palazzo dei Priori, poi trasformato nella sede del “forno pubblico”.

Alla metà dell’Ottocento la precarietà delle fondazioni consigliò la demolizione e la costruzione di un nuovo edificio, che fu destinato a Teatro affidando il progetto ad un esperto come Luigi Poletti, il quale realizzò una delle sue opere migliori, con una grande scalinata esterna, ed interno decorato con stucchi e dipinti.

Il teatro comunale di Terni fu uno dei primi a utilizzare l’illuminazione elettrica (era il 1888) prodotta dalla Società della Valnerina di Cassian Bon, e ad avere un edificio affiancato destinato all’uso di camerini. Nel 1908 l’impianto elettrico andava reso più sicuro e moderno, e con l’occasione si ampliò il palcoscenico. Risale ad allora l’intitolazione a Giuseppe Verdi, scomparso sette anni prima e fu l’occasione per una seconda inaugurazione, stavolta con l’ “Otello”.

Le mutate esigenze, col passare del tempo, comportarono una serie di lavori e rifacimenti di impianti l’ultimo dei quali – il più invasivo, che cancellò del tutto l’opera originaria del Poletti fatta eccezione per la facciata – avvenne in conseguenza della distruzione provocata dai bombardamenti della seconda guerra mondiale. Fu completamente ricostruito e dato in concessione a privati che lo trasformarono all’interno per adattarlo alle esigenze di un cinema più che di un teatro, fino a quando, negli ultimi anni, è stato chiuso in attesa di un nuovo, necessario restauro che ha per ora interessato solo la facciata.

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